Illustrazioni di Francesca Furian
Tanto tempo fa, quando non esistevano ancora i libri, il gelato, i calzini a righe, l’altalena e lo scivolo, il mondo era pieno di pesci e di fiori. Ve lo immaginate un mondo fatto di pesci e di fiori? Un mare gigante, più grande dell’oceano e un immenso prato verde pieno di violette e margherite, dove però non correva ancora nessun bambino. Un giorno, tanto tempo fa, proprio su quel prato, fu il primo giorno del mondo in cui tra margherite, viole e girasoli fece capolino un piccolo bruco verde e giallo. Il piccolo bruco verde e giallo non conosceva la terra, gli alberi, il sole e i fiori, sapeva soltanto che quando finiva di camminare, incominciava il mare. E proprio lì, al confine tra il verde di quel prato gigante e il blu del mare immenso, il bruchino vide per la prima volta qualcuno di simile a lui. Ma non era uno solo, erano tantissimi! Il piccolo bruco che non sapeva nulla del mondo, non sapeva nemmeno che quelli che lui vedeva nel mare erano i pesci e non sapeva nemmeno che lui fosse un bruco. Curioso com’era, il piccolo bruco verde e giallo si sedette su un piccolo ramo, sperando di poter giocare un giorno con quei piccoli pesci che, come lui, non avevano di certo occhiali da sole o calzini a righe, anzi, non avevano proprio i piedi! Mentre il bruchino aspettava e aspettava e aspettava che i pesci gli chiedessero di nuotare con loro, aveva deciso che proprio loro dovessero essere i suoi fratelli maggiori. Certo, erano molto grandi rispetto a lui, ma erano anche più veloci e sicuramente erano così veloci perché avevano sempre un sacco di cose da fare e avevano sempre un sacco di cose da fare perché erano grandi. Non c’era alcun dubbio: quei grossi pesci nel mare erano certamente i suoi fratelli! «Che bello» pensò il piccolo bruco «se nel mondo ci sono tutti i miei fratelli, non potrò mai essere solo». Intanto si alternavano il giorno e la notte, la luna ed il sole, mentre i pesci sguazzavano in mare e il bruchino mangiava le foglie, felice di non essere solo. Un giorno, forse una domenica, il piccolo bruco paziente ma curioso come solo un bruco sa essere, decise di avvicinarsi al mare e piantò una piccola foglia nella spiaggia vicina, proprio come un ombrellone in riva al mare, pensando che forse i suoi fratelli, indaffarati com’erano, ancora non lo avessero visto. Non appena il bruchino si avvicinò all’acqua, un grosso pesce marrone mise fuori la testa e gli cantò una filastrocca che faceva più o meno così:
"Occhio occhio bruchino sciocco
questo mare è solo mio
tu avrai ali per volare
mentre io potrei cadere certo
è bello guardar fuori
questo mondo ha tante stanze
sembra quasi un gran castello
e anche in quella con i fiori
sarai sempre mio fratello"
Il piccolo bruchino, ammaliato dalla cantilena di quel saggio pesce, non capì nemmeno bene il suo nome. Eppure era convinto che nuotando per tornare a largo, lo avesse salutato dicendo “Ciao bruchino, fratello mio, ricordati di me, io sono... Alibut”. Alibut? Ma era davvero un nome? Voi lo avete mai sentito questo strano nome? Il bruchino non era affatto convinto che il pesce si chiamasse così, ma è anche vero che il bruchino non conosceva nessun altro nome; così si rimboccò le manich… ah no, un bruchino senza calzini a righe non può di certo avere le maniche, insomma, si fece coraggio e tornò verso il suo prato brillante di fiori, pensando che se in quel mondo bisognava proprio avere un nome, anche lui si sarebbe chiamato Alibut.
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