di Roberta Durante
Quando Alibut si risvegliò dopo il magnifico concerto delle cicale, era tutto frastornato. Si sentiva ricchissimo, di una ricchezza che nessuna cosa reale avrebbe potuto dargli se non la vita stessa, che però non aveva ancora capito bene che cosa fosse né da che parte andava presa e, se andava presa, com'era fatta. Insomma, c'era una gran confusione quella mattina nel piccolo Alibut che tuttavia era vispo e allegro perché sentiva che il mare, che tanto aveva cercato, era ormai vicino. Le cicale continuavano a cantare fra i pini e questo gli dava forza e coraggio. Il sole splendeva in alto nel cielo e rendeva l’aria tiepida e il cielo ancora più azzurro. Un dolce venticello di mare lo spingeva in avanti, facendolo andare molto più veloce di quanto sarebbe stato capace. Formichine sconosciute lo salutavano da ogni filo d’erba e Alibut si sentiva scoppiare di gioia. Non capiva cosa fosse successo da quando aveva incontrato lo strano animaletto che si chiamava cicala. Forse però, fu proprio il canto delle cicale a riscaldare il cuore tenero del bruchino che, a un certo punto, si sedette su ramoscello, prima di affrontare la lunga distesa di sabbia che aveva davanti. Si ricordò per un momento del suo primo incontro con i pesci del mare, poi di quella bella e profumatissima rosa che lo aveva ingannato pungendolo, si ricordò di quando scoprì che cosa fosse il fuoco grazie al suo caro amico Scorpione e allora gli vennero in mente tutti gli amici che vennero dopo di lui, le api, le formiche e i vermi della terra, e poi pensò al cielo e alla luna brillante con tutte le stelle intorno che splendevano quando arrivava la notte, si ricordò di quanto fosse bello sognare, ogni volta che si chiudevano gli occhi e pensò a come tutti, anche quei ragni che un giorno conobbe, potessero sognare e che dono era quello! Poi ripensò a quella volta in cui dicendo una bugia si ritrovò nei guai e a quanto fosse meglio dire la verità, anche se non era bella, si ricordò dei giochi con l’amico Walser e dei pisolini e poi la fatica di dover costruire un rifugio sicuro e ricordò la sua caccia ai fiori, per farne un mazzetto da regalare a Cecilia e infine capì che ogni giorno, quando un bruco si sveglia, ha qualcosa da imparare.
Perso nei suoi pensieri, il piccolo Alibut sentì nuovamente il sottofondo musicale delle sue amiche cicale e tornò in sé, ma non capiva bene che cosa stessero cantando. Mare mare mare? Volevano forse dire che il mare era vicino come credeva il bruchino? No, forse no, quello che dicevano era… amore amore amore. Ma cosa significava quella parola che suonava così bene alle orecchie del bruchino? Ora voleva scoprire anche questo.
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