PRIMA… E DOPO. LO SVILUPPO DEL CONCETTO TEMPORALE NEI BAMBINI GRAZIE ALLE FARFALLE
- Smart Bugs
- 13 lug 2022
- Tempo di lettura: 3 min

Oggi parleremo del concetto temporale “prima e dopo” e lo faremo scoprendo come viene appreso dai bambini.
Nella vita adulta questo concetto fa parte della nostra quotidianità e non stupisce assistere ad episodi che mostrano i costrutti cognitivi di presente, passato e futuro succedersi… ma per i più piccoli invece come funziona?
Negli anni abbiamo ricevuto numerosi feedback da parte di educatori, maestre, psicologi, e dottori sulle attività pedagogiche derivanti dall’esperienza con i Kit e ciò ci ha permesso di raggruppare tutti gli aspetti utili all’educazione dei più piccoli. Uno dei principali concetti riscontrati è appunto quello del “prima e dopo”.
Per approfondire al meglio questo argomento abbiamo deciso di coinvolgere una professionista: la dott.ssa Federica Ghirardo, pedagogista specializzata in disturbi specifici di apprendimento e anche applicatrice del Metodo Feuerstein, operatrice di training autogeno e insegnante di massaggio Infantile A.I.M.I.. Ecco il suo articolo sull’argomento:
“I costrutti cognitivi di presente, passato e futuro sono importanti nella crescita dei bambini per la contestualizzazione temporale delle esperienze.
Apprendere tali concetti astratti non è affatto semplice né immediato: per imparare la suddivisione del tempo nelle tre dimensioni, è fondamentale che si padroneggi prima di tutto il concetto di tempo, inteso come una variabile che connota le esperienze.
Tra i 12 e i 18 mesi il bambino ha cognizione solo del tempo presente ossia del tempo parlato, soltanto tra i 18 e i 24 inizierà ad utilizzare delle espressioni al passato per indicare delle esperienze che sono avvenute prima del tempo parlato e il tempo futuro per indicare delle attività che saranno fatte successivamente.
In questa fase non sono in realtà ancora in grado di fare una vera e propria distinzione tra il passato e il futuro: un’esperienza vissuta qualche istante prima viene catalogata allo stesso modo di una esperienza vissuta qualche giorno o settimana prima. Stessa cosa accade per il futuro.
Fra i 30 e i 36 mesi i bambini iniziano ad adoperare gli avverbi temporali per caratterizzare le diverse esperienze. In questo stadio, comprendono, a livello linguistico, che un’esperienza accaduta l’anno precedente è differente da qualcosa che è successa solo ieri. Gli avverbi impiegati servono ad indicare questa distanza nel tempo.
Fra i 36 e i 52 mesi si struttura pienamente la padronanza linguistica del concetto di tempo, diventa evidente perché viene utilizzato il verbo al tempo adeguato: per indicare eventi avvenuti in un tempo passato lontano il bambino utilizza il passato remoto, mentre si serve del passato prossimo per connotare le azioni fatte il giorno precedente.
Dal punto di vista cognitivo, la padronanza concettuale completa del costrutto di tempo si realizza grazie al possesso di alcune abilità, quali la capacità di rappresentare mentalmente delle azioni, l’utilizzo appropriato dei magazzini di memoria e la competenza nel compiere dei ragionamenti. Queste abilità, per essere raggiunte pienamente e divenire hanno bisogno di un periodo di tempo lungo. Se volessimo far riferimento a grandi studiosi dell’infanzia, come Piaget, potremmo dire che risale al periodo che egli definisce delle operazioni concrete, che va dai 7 - 8 anni agli 11 - 12 anni.
Questo breve excursus ci serve per farci capire quanto in realtà l’acquisizione del concetto temporale, che noi diamo per scontato, sia in realtà un processo tutt’altro che semplice e, per poterlo sviluppare al meglio, il bambino ha bisogno di esperienze che vadano a sollecitare questo apprendimento nel modo corretto.
Le farfalle possono essere delle ottime maestre: con il loro processo di metamorfosi, infatti, aiutano i bambini a sperimentare concretamente il divenire, il passaggio in stadi successivi, il cambiamento da un prima ad un dopo. Sappiamo benissimo che l’apprendimento è tanto più funzionale quanto riesce a coinvolgere canali esperienziali ed emotivi. Ebbene, allevando i bruchi i bambini abbinano l’emozione del prendersi cura e di veder nascere una farfalla, all’esperienza pratica del concetto di tempo, che viene vissuto con mani e occhi. Questo permette di sollecitare diversi canali di apprendimento: da quello più visivo a quello più motorio, riuscendo a coinvolgere tutti i bambini (e anche i loro genitori!).”
Grazie all’approfondimento della Dott.ssa Ghirardo abbiamo appena visto come sia utile per lo sviluppo dei bambini avvicinarli ad esperienze che gli permettano di testare il concetto del “prima e dopo”. I Kit educativi per allevare le farfalle sono un ottimo aiuto in quanto rappresentano uno strumento unico per assistere da vicino alla metamorfosi, da bruco a farfalla.
Vuoi far provare anche tu l’esperienza di allevare farfalle a tuo figlio? Scopri tutti i Kit Educativi per allevare farfalle 🦋
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